Nel biennio 1783-1784 la Calabria meridionale fu colpita dalla “crisi sismica” più intensa mai registrata in Italia: una serie di terremoti distruttivi, ravvicinati nel tempo e talmente disastrosi da modificare radicalmente la morfologia del territorio nonché l’intero sistema idrogeologico. Il 5 Febbraio 1783, intorno a mezzogiorno, si verifica un terremoto con epicentro nei pressi di Oppido Mamertina e magnitudo 6.9.
Alle 00.20 del 6 Febbraio 1783 si verifica un’altra scossa tellurica, di magnitudo 6.3 e grado Scala Mercalli VIII-IX, con epicentro sulla costa di Villa San Giovanni. Improvvisamente, poco dopo la scossa, un’immensa frana (un fronte di circa 500 metri ed un volume di diversi milioni di metri cubi) si stacca dal Monte Pacì (immediatamente a Sud di Scilla) e rovina precipitosamente in mare nel giro di pochi secondi. Nel giro di un paio di minuti un’enorme ondata si abbatte su Marina Grande. Il mare seppellisce tutto, risalendo addirittura il vallone del torrente Livorno per diverse decine di metri, con un run-up stimato di almeno dieci metri (alcune testimonianze parlano di “acqua fino ai tetti delle case”), inondando, più a nord e dall’altra parte della rupe, anche Chianalea e la zona di Oliveto.
Come si può notare nella ricostruzione 3d a lato, dal monte Pacì (area in rosso) si stacca la massa di terreno che scende rapidamente in mare, percorrendo un tragitto quasi rettilineo (in giallo) fino ad accumularsi sul fondo dello Stretto (area evidenziata in bianco). Sullo sfondo, a sinistra, la spiaggia di Marina Grande. (Fonte meteoweb.eu)

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